il territorio
Mille anni di storia, “cunti” popolari e leggende da scoprire e da vivere.
Cleto piccolo borgo medioevale calabrese collocato nell’entroterra del basso tirreno cosentino, con una tradizione contadina, ricco di natura incontaminata dove la lentezza e la semplicità delle cose fanno da padrone.
L‘abitato del borgo è di origine medioevale ma il territorio risulta essere frequentato già in epoche più antiche.
Le numerose grotte naturali, i terreni fertili, i ruscelli e le aree archeologiche ne sono testimonianza.

Di epoca Bizantino/Normanno si colloca nella parte alta del borgo e da più di 1000 anni controlla l’intera vallata.
Nato come presidio militare diventa poi dimora signorile e la sua storia si lega fortemente a quella delle famiglie nobiliari che lo ebbero in possesso.
Cose da fare: Salire sul tetto della seconda torre e ammirare il paesaggio che giunge fino al mare.

Costruito per volere di Carlo I d’Angiò nel XIII secolo per controllare un importante punto di accesso nell’entroterra: il fiume Savuto.
Il guardiano del fiume conserva ancora intatte alcune stanze ma sono i cortili e la piazza d’armi che fanno immaginare la vità di un tempo al suo interno.
Cose da fare: Sdraiarsi a terra sull’erba della piazza d’armi ad ammirare il cielo e le nuvole.

Durante la guerra di troia Pantasilea (Regina delle Amazoni) fu uccisa da Achille. Cleta (la sua nutrice) cercando di dare una degna sepoltura si mise in viaggio ma, a causa di venti contrari, giunse sulle spiagge calabresi dove decise di fondare l’omonima cittadina governata da solo donne.
Nel corso degli anni a causa di scelte politiche sbagliate, fu attaccata da Crotone. Dopo giorni di dura battaglia la regina Cleta si consegnò e il suo ultimo desiderio fu che tutte le regine dopo di lei venissero chiamate con il suo stesso nome.

Riedificata su presistenze medioevali, di cui oggi rimane solo la cripta, la Chiesa matrice risale al 1500.
Tre navate senza transetto e con l’abside orientato ad est.
Particolari sono gli stucchi completamente bianchi, probabilmente a cusaa di un’opera incompiuta.
Cose da fare: Assistere alla processione del santo patrono: S. Antonio da Padova (13 giugno).

Dalla particolare forma, è impossibile non restare abbagliati dalla bellezza della cupola maiolicata in giallo e verde, colori che sembrano brillare ai raggi del sole.
La Chiesa, ad ala unica, è datata 1650 e conserva al suo interno affreschi ottocenteschi di Raffaele Maria Luigi Aloisio di Aiello Calabro.
Cose da fare: Farsi raccontare il mistero legato al dipinto della Madonna della Consolazione.

Collocata ai piedi del castello medioevale, attualmente un rudere di difficile datazione a causa dei continui rimaneggiamenti.
Internamente conserva alcuni stucchi del periodo barocco ma la sua particolarità principale è l’armonia con cui si incastona nell’abitato.
Simbolo del terremoto del 1905 anno in cui fu condannata a diventare un rudere.
Cose da fare: Farsi raccontare aneddoti popolari sul terremoto del 1905.

La Madonna del Soccorso (della Mazzarella in dialetto locale) rappresenta oggetto di culto di notevole importanza per gli abitanti del luogo e non solo, anche per le comunità americane e canadesi di origine cletese.
La Vergine regge nella mano destra un bastone: da qui il termine dialettale.
Cose da fare: Farsi raccontare l’antico legame con la vicina San Mango d’Aquino (CZ).

Anche se un centro minore, il piccolo borgo di Pietramala conserva al suo interno una serie di palazzi che furono proprietà delle famiglie signorili e nobiliari del luogo.
I più importanti sono:
• Palazzo de Dominicis
• Palazzo Berardini
• Palazzo Longo
• Palazzo Briglio
• Palazzo Volpe
• Palazzo Giannuzzi
Cose da fare: perdersi nei vicoli del borgo in cerca degli antichi palazzi.

“Allarme! Allarme! Le campane sona, i Turchi su sbarcati ara marina!! Al solo udire di questo grido il borgo si preparava alla difesa. La popolazione rientrava allinterno delle cinta murarie e subito si chiudevano i punti d’accesso alla città: le quattro porte.
• Porta Pirillo
• Porta Timpune
• Porta Cafarune
• Porta Forgia

La roccia locale caratterizza fortemente il territorio. Una biocalcarenite che da sempre è stata utilizzata dagli abitanti del luogo in diversi modi: difesa naturale, contenitore di alimenti come grano e formaggi, elemento costruttivo e cisterne d’acqua fino ad identificarsi con l’antico nome “Petramala” cattiva pietra.
Cose da fare: Farsi raccontare l’aneddoto popolare sul nome Pietramala.

Un territorio ricco di sorgenti e fontane. Le più antiche ormai in disuso ma che conservano il fascino di un’epoca passata, dove le donne di un tempo trascorrevano la maggior parte della giornata a lavare i panni e i bambini a riempire le brocche d’acqua da utilizzare in casa.
Cose da fare: Raggiungere “A funtana du siccu” e ascoltare i suoni della natura.

Il nome datogli dai monaci Basiliani che in questi luoghi solitari si nascondevano a pregare il proprio culto.
Nell’ultimo secolo la presenza di acqua è stata sfruttata per coltivare gli orti nei terrazzamenti.
Oggi un luogo affascinante dove la natura ha preso il sopravvento, da visitare con un’escursione naturalistica fino alla sua particolare cascata.

Un territorio abitato sin dall’antichità. Numerose sono le grotte naturali presenti all’interno del borgo e su tutto il territorio. Inizialmente utilizzate come rifugio naturale poi come ricovero di animali e, in alcuni casi, anche inglobate nelle abitazioni.
Cose da fare: Visitare la grotta utilizzata come rifugio durante i bombardamenti della seconda guerra modiale.

Luogo affascinante che si arricchisce dalla credenza popolare che riguarda la presenza di un’impronta sulla roccia che si attribuisce al passaggio del diavolo.
In realtà un’area archeologica frequentata da tempi antichi i cui sedili scavati nella roccia ne sono testimonianza.
Cose da fare: Una volta giunti sul luogo individuare più conchiglie possibili incastonate nella roccia.

Nel territorio di Cleto, la presenza dell’uomo risulta essere continua dal periodo del neolitico fino ad oggi.
Varie le aree di interesse archeologico dove negli anni sono stati ritrovati reperti che sono conservati nel Museo nazionale di Reggio Calabria e Museo di Temesa di Serra d’Aiello (CS).

Piccola cittadina posizionata a pochi km sulla costa tirrenica con un numerose attività commerciali. Conserva un’antica tradizione marinara con numerose attrattive storico e artistiche come la Chiesa di San Bernardino da Siena, la Collegiata di San Biagio, il Palazzo delle Clarisse, i ruderi dell’imponente Castello di età bizantino-normanna, che domina l’abitato dall’alto del colle e la Chiesa di San Francesco di Assisi.
Cose da fare: Assaggiare le pietanze tipiche quali la “pasta ccu alici e mollica”, la “rosamarina” fatta a “pitticelle”; e il Bocconotto, un dolce a forma di barchetta

Situato sulle colline dell’entroterra su di una rocca che già in epoche romane risultava un’ importante via di passaggio. Si caratterizza per lo sperone roccioso alla cui sommità si trovano i resti dell’antico castello. Il borgo custodisce ancora intatta l’atmosfera medioevale con numerosi palazzi, i più importanti sono Palazzo Cybo-Malaspina e Palazzo De Dominicis.
Cose da fare: Perdersi tra i vicoli e le piazze del borgo socializzando con la gente del luogo.

Piccolo paesino a pochi km da Cleto, terra di antichissime origini. Custodisce varie aree d’interesse archeologico dove sono stati ritrovati numerosi reperti. Il più importante Cozzo Piano Grande dove sorge il parco archeologico. Visitando il piccolo centro storico è possibile ammirare la Chiesa di San Martino eretta tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600; la Chiesa dell’Immacolata e alcuni palazzi. Inoltre Serra d’Aiello custodisce la sua storia nel Museo Archeologico Temesa dove è possibile scoprire teche ricchissime di corredi funebri provenienti dalle ventisei tombe di una necropoli del IX-VIII secolo.

Situato sul dorso di una collina che si protende sul Tirreno e delimitato da due torrenti, Belmonte Calabro si mostra nella sua totale bellezza. Piccolo borgo con alle spalle Monte Cucuzzo dal quale nasce il fiume Veri di carattere torrentizio e sulle cui sponde sono presenti numerosi antichi mulini ad acqua ormai in disuso.
Cose da fare: Visitare il piccolo borgo e assaggiare il famoso “Pomodoro di Belmonte” in piena naturalezza con sale, olio ed origano selvatico.

Candidato come uno dei borghi più belli d’Italia, si caratterizza per la sua posizione a strapiombo sul mare con una terrazza luogo di panorami unici.
Conserva le caratteristiche di paese fortificato non solo per la sua naturale posizione quanto per la sua “porta merlata”, quale ingresso principale tuttora obbligato al centro abitato che è rimasto così com’era un tempo con le sue vie, con le sue chiese, con le sue case e con un patrimonio storico ed artistico di notevole interesse.
Cose da fare: Assaggiare la tipica frittata di patate fiumefreddese.

Piccola frazione di Amantea, si caratterizza per la sua scogliera composta da numerosi scogli, alcuni sommersi altri che affiorano. Risulta che un tempo fosse un luogo presidiavano da numerosi corvi. Da qui l’origine del nome “Korakas”. Nel territorio non vi fu una civiltà autonoma ma bensì fu come una sorta di scalo con un piccolo porticciolo, difatti su alcune carte viene individuato come come Ager Caricum.
Cose da fare: Ammirare il sole al tramonto che scompare in prospettiva con gli scogli.

L’area è un Parco Marino del WWF denominato Oasi Blu di Isca, situata nel territorio tra Amantea e Belmone, dove è possibile fare meravigliose immersioni. Gli scogli sono stati citati nell’Odissea di Omero conservando anche un fascino mitologico.

La Calabria è una terra ricca di natura, storia e cultura engastronomica, ma non solo. Ha anche uno sviluppo costiero di 800 km con spiagge che si differenziano tra loro per servizi, tipologie e bellezze.
Cleto è collocato in una posizione centrale che permette di raggiungere tutte le mete balneari più ambite

Non solo mare, ma anche le montagne sono molto facili da raggiungere in poco tempo:
• Parco Nazionale della Sila
• Parco Nazionale del Pollino
• Parco Nazionale dell’Aspromonte
• Parco Naturale delle Serre
Ma oltre i parchi anche monti minori dove è possibile realizzare escursioni o attività naturalistiche di vario genere.